Giovanni Pascoli, con analisi di alcuni testi

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Ashleejane
view post Posted on 13/6/2009, 16:11




Giovanni Pascoli (1855 – 1912 )

Solida formazione classica, tende al sublime dal basso, nel quotidiano, dando contorni famigliari alla sua esigenza di affermazione. Modo di vivere riservato, tende a mantenersi entro i confini tradizionali del letterato ottocentesco, anche nei modi tramite i quali interviene nella politica.
Perde gran parte della famiglia, nel 1873 si iscrive all’università di lettere di Bologna ma perde la borsa di stato e deve abbandonare gli studi a causa di una dimostrazione contro il ministro della pubblica istruzione. In seguito si laurea in letteratura greca.
Dopo la morte del fratello maggiore Giacomo (76) Pascoli diventa il capo famiglia, e vive con le sorelle a Massa (Toscana). Nel ’92 vince il concorso di poesia latina ad Amsterdam, e poi insegna all’università di Messina, a Bologna diventa titolare della cattedra di Letteratura Italiana a Bologna (che era stata di Carducci fino al 1905).
La poetica del fanciullino e l’ideologia del piccolo-borghese :
Poetica del fanciullino: presuppone una duplicità, da una parte il fanciullino è presente in ogni uomo, dall’altro solo il poeta conosce il privilegio di farlo rivivere e di farlo parlare dentro di sé. Nel 1897 pascoli pubblica sul “Marzocco” un discorso programmatico sulla sua poetica. Il poeta coincide con il fanciullino, ovvero con quella parte infantile dell’uomo che negli adulti tende ad essere normalmente soffocata e che invece nei poeti trova libera espressione. Il fanciullino vede ciò che passa inosservato, individua accordi segreti tra le cose stabilendo tra di esse legami inconsueti. Il fanciullino guarda il mondo con uno stupore intantile alla luce della quale ogni cosa è una nuova scoperta, grazie alla propria attività fantastica e simbolica. La poesia è il luogo in cui l’uomo da voce al fanciullino che è in lui.
Il simbolismo pascoliano: vuole indicare la strada della rivelazione di una verità segreta la cui chiave d’accesso nascosta appartiene solo al poeta. Il senso del mistero si esprime attraverso analogie simboliche, che puntano sulla valorizzazione del particolare (e non sulle relazioni tra cose). La base positivista di Pascoli lo spinge a valorizzare il mondo concreto di essere delle cose, e a renderlo linguisticamente con esattezza mimetica.
La poesia secondo pascoli ha una funzione consolatrice e pacificatrice di tensioni sociali.

TESTO
Il fanciullino, Marzocco, 1897
Il poeta è un fanciullino, sensitivo e preveggente, capace di entrare in rapporto con il profondo mistero delle cose per vie intuitive. Il fanciullino sopravvive nell’uomo adulto ma normalmente viene soffocato dalla ragione. I poeti, a differenza dei comuni uomini, lo lasciano esprimere liberamente. Pascoli tenta una mediazione con il mondo classico dell’arte affermando che la poesia è consolazione, pacificazione delle tensioni sociali, reintegrazione attraverso la bellezza dell’armonia tra gli uomini. Viene, quindi, riaffermata la funzione sociale del poeta come vate e profeta.

TESTO
La grande proletaria si è mossa, discorso pronunciato a Barga il 26 novembre 1911 in onore dei morti e dei feriti italiani in Libia.
Nell’ideologia politica di Pascoli sono sempre presenti i motivi della “difesa del nido” e della famiglia(tema-cardine della poesia Pascoliana). Esaltazione della famiglia di tutti gli italiani, della nazione, all’interno della quale non hanno senso odio e lotta di classe ma occorre invece la cooperazione di tutti gli strati sociali nella comune lotta contro le nazioni più ricche e potenti. Una sorta di apologia dell’imperialismo italiano. La nazione proletaria, più povera delle altre nazioni europee perché patria di contadini e di emigranti, sta mostrando al mondo, con la guerra contro la turchia, di essere un paese militarmente forte, capace di comportarsi come una grande potenza , di conquistare il mondo. I contadini ne diventano i protagonisti, andando a formare le file dell’esercito, esaltato con parole di retorica del movimento nazionalista riprese poi dal fascismo.
Myricae e i canti di Castelvecchio: il simbolismo naturale e il mito della famiglia:
Rapsodismo di Pascoli : tendenza lavorare a più generi di scrittura.
Myricae e i Canti di Castelvecchio sono concepiti da Pascoli secondo un criterio di continuità
La prima edizione di Myricae contiene 22 testi, la quinta ne contiene 156 e esce nel 1900. Il libro raccoglie quasi un trentennio di produzione poetica. Una delle caratteristiche della raccolta è la frammentarietà, e anche i componimenti stessi sono privi di un centro. Il testo è formato da un susseguirsi di impressioni soggettive rapportate a una serie di particolari oggettivi ad esse correlati. Ma esse non costituiscono un unico centro né una prospettiva unitaria: esse si presentano staccate. Le impressioni ricavate dal mondo naturale assumono un significato simbolico ma non consentono mai la ricostruzione complessiva di un significato unitario: al contrario la loro simbolicità rimanda a un sentimento di mistero e sospensione, spesso minaccioso. La natura e il paesaggio sono sempre filtrati da impressioni soggettive. Il linguaggio è innovativo, e accoglie termini tecnici e modi popolari relativi al mondo popolare e faunistico. I termini vengono scelti anche per la loro rarità o eccezionalità nell’uso letterario e si presentano quindi come qualcosa di prezioso. Accanto a schemi metrici tradizionali vengono poste delle novità nella disposizione degli accenti, delle rime, oppure si registra una sovrapposizione e contaminazione tra forme metriche diverse.
nei Canti di Castelvecchio agiscono due motivi : quello naturale e quello famigliare. I due movimenti si intrecciano:il ritmo delle stagioni allude all’alternanza di vita e di morte. Il tema della morte si affaccia con il peso di una minaccia per l’individuo: è come se i morti mettessero di continuo in pericolo il diritto alla vita del soggetto, così che dietro alle forme della vita si nasconde sempre un mistero preoccupante ed angoscioso. Nei Canti di Castelvecchio viene meno il frammentismo di Myricae, ed è evidente il recupero dei Canti di Leopardi, dai quali Pascoli riprende il tema della ricordanza e il motivo del rapporto uomo-natura. La ricerca della musicalità spinge pascoli ad audaci sperimentazioni metriche. La lingua è lo strumento privilegiato per realizzare una forma innovativa di “sublime”

TESTO
Il gelsomino notturno, Canti di Castelvecchio, 1901, in occasione delle nozze di Gabriele Briganti, un amico di Pascoli (epitalamo, poesia d’occasione).
Narrazione dei piccoli eventi della notte fino alle prime luci dell’alba e il racconto delicato della notturna vicenda d’amore dei due giovani sposi, dai quali nascerà un figlio. La poesia è costruita su un’alternanza di detto-non detto èd è uno dei risultati più complessi del simbolismo pascoliano.
Attraverso una serie di immagini si accenna allo svolgimento di due vicende parallele: il ciclo della fecondazione dei fiori, che culmina con l’odore di fragole rosse e si conclude con l’immagine dei petali gualciti, e la storia intima ed equivalente che si intravede all’interno della casa.
Metrica: sei quartine di novenari, rime alternate ABAB
Parallelismo uomo-natura: tema di fondo della poesia = fecondazione della sposa; tuttavia i temi che affiorano dal testo riguardano il generale il mondo della natura. La realtà umana viene raffigurata per mezzo di simboli naturali, e c’è la tendenza alla naturalizzazione dell’uomo e alla parallela antropomorfizzazione della natura.
Temi: morte, sessualità ed escusione:
sessualità: fioreche apre il calice esalando il profumo di fragole
morte: farfalle crepuscolari, pensiero rivolto ai parenti morti, erba che cresce sulle tombe
esclusione: ape che trova le celle dell’alveare tutte occupate e resta esclusa, chi guarda dall’esterno della casa (ha un atteggiamento di curiosità morbosa e di senso di colpa).

Myricae:
Prefazione: tema della morte invendicata del padre (con le connesse sciagure famigliari), tema della natura come consolatrice benefica. Contrasto tra le vicende dolorose della storia e la dimensione equilibratrice della natura dominata ad un principio di pace e di rasserenamento. Il tema centrale è quello della morte e del dolore. I morti minacciano il vivente e il soggetto è pervaso da un senso di colpa rispetto ai defunti e da un bisogno di riconciliarsi con loro, di invocarne protezione e perdono.
La natura di Myricae a sua volta è attraversata da questo incubo mortuario, da questa ossessione funebre, che ne fa risaltare gli aspetti negativi. La poesia, quindi, diventa una alternativa alla morte: da alla vita una funzione che la legittima rispetto al destino dei morti, oppure fa confondere il poeta a quel medesimo destino, regredendo alla dimensione dell’infanzia e alla prenascita, e cioè morendo.
Metrica: sperimentalismo nella tradizione, frequenza del novenario (molto criticato), non c’è la combinazione endecasillabo – settenario (uno dei più consolidati della tradizione).
Sfasamento tra metro e sintassi: enjambement, tmesi, punteggiatura molto fitta che comporta una frammentazione del testo. Anche nell’organizzazione del periodo si riscontra la tendenza a valorizzare i particolari.
Prevalenza del nome sul verbo: esprime la fiducia dell’efficacia della parola poetica.
Onomatopea e fonosimbolismo
Ricchezza del lessico, termini veristi e regionali.

TESTO
Lavandare, Myricae, L’ultima passeggiata, IV ,1892-1894
Il poeta passeggia tra i campi in una giornata autunnale appena offuscata da una nebbia leggera, e sente arrivare da un canale un canto triste e lento con il quale le lavandaie accompagnano il lavoro. Gli aspetti oggettivi della vita contadina assumono una connotazione oggettiva: il campo arato solo in parte suggerisce un senso di incompletezza, così come l’aratro dimenticato anticipa la sensazione dell’abbandono espressa dal canto delle lavandaie nell’ultima strofa. In questo modo la solitudine malinconica dell’autunno e dell’uomo trova il suo corrispettivo simbolico nell’immagine dell’aratro lasciato in mezzo alla campagna e nel triste canto che si sente nell’aria.
Metrica: due terzine e una quartina, madrigale, formato da endecasillabi, dopo le terzine segue una chiusa (due distici che formano una quartina), rime ABA CBC DEDE.
Figure retoriche: consonanze (R, F, S) , allitterazioni ( T, M )
Rappresentazione Impressionistica; immagini rappresentate nella loro immediatezza visiva. La prima terzina è formata da un’idea visiva, mentre la seconda da una uditiva. Nella quartina c’è una percezione di tutti i sensi.
Gli oggetti sono filtrati dalla soggettività del poeta, e diventano simboli della condizione umana,.

TESTO
X Agosto, Myricae, Elegie, III, 1867
Il dieci agosto è la data nella quale venne ucciso il padre di Pascoli, mentre tornava a casa dai figli. La poesia è dedicata appunto all’assassinio del padre, che Pascoli collega all’immagine di una rondine uccisa senza motivo mentre tornava al nido dove l’attendevano i piccolini. Il cielo assiste alle due morti lacrimando stelle cadenti. L’uomo e la rondine sono simboli del dolore universale e della malvagia ingiustizia che regola la vita sulla Terra, e la lontananza del cielo esprime la lontananza incolmabile del bene e della giustizia dalla sofferenza umana.
Metrica: sei quartine di decasillabi e novenari alternati, rime ABAB, assonanze tra le desinenze delle rime (-anto, -ano, -illa, -ita)
Parallelismo anche nelle strofe: 2° e 3° : morte della rondine, 4° e 5°: morte di un uomo.
L’analogia tra mondo animale e umano viene sottolineata anche dallo scambio metaforico tra “tetto” e “nido”.
Simbologia cristiana: l’uomo ucciso è il padre di pascoli, ma la sua identità non è rivelata: in questo modo la morte, con il dolore che ne deriva, è il simbolo della sofferenza umana e delle ingiustizie dell’uomo. La tipologia della morte è simbolicamente quella del sacrificio di un innocente e di un giusto (“come in croce”, “perdono” : allusioni al modello di Cristo) tuttavia, la passione in Pascoli non comporta alcuna redenzione, né favorisce un avvicinamento al cielo che resta sempre distante e inconciliabile. Terra : atomo opaco del Male.

TESTO
L’assiuolo,Myricae, In Campagna,XI, 1897
Unione di impressionismo e di simbolismo. La notte lunare e il canto di un uccello notturno divengono la guida per mezzo delle quali è possibile risalire, attraverso le sensazioni, al significato simbolico e misterioso della realtà e della vita.
Metrica : tre strofe di sette novenari, ognuna seguita dall’onomatopea “chiù”, rime ABABCDCD.
Il canto dell’assiuolo e il tintinnio delle cavallette simboleggiano l’avvicinarsi della morte. Il simbolismo si esprime, oltre che tramite gli elementi naturali, anche per mezzo della terminologia usata dal poeta. Ad esempio i Sistri sono antichi strumenti musicali utilizzati nel culto di Iside, che prometteva la resurrezione dopo la morte

TESTO
Temporale, Myricae, In Campagna, XII
Descrizione del temporale, filtrata attraverso il punto di vista del poeta.
Metrica: ballataminima di settenari con rie secondo lo schema X ABABBX
Poesia costituita da immagini, solo un verbo “rosseggia” che ha una funzione predicativa, così che le sei proposizioni che si succedono restano sospese. Le immagini sono cariche di soggettività.

TESTO
Novembre, Myricae, In Campagna, XVIII, 1891
Il paesaggio è una realtà a doppio fondo: sotto un’apparenza di positività possono nascondersi la presenza e la minaccia della morte. La giornata descritta, mite e primaverile, è in realtà l’estate di San Martino, dove abbiamo la ricorrenza dei morti. Prevale una precisione verista nel linguaggio ma una soggettività accentuata negli argomenti e la valorizzazione simbolica del paesaggio naturale.
Metrica: tre strofe saffiche (quartine composte da tre endecasillabi e da un quinario in clausola), rime ABAB
Valorizzazione simbolica del paesaggio naturale, primavera apparente ma in realtà è autunno = vita – morte. L’idea della morte si impone attraverso delle allusioni simboliche: il terreno cavo sotto i piedi suggerisce la sensazione del vuoto del mondo sotterraneo dove stanno i morti, il cadere fragile delle foglie rappresenta la caducità della vita dell’uomo, e c’è l’esplicito richiamo alla morte nell’ultimo verso “è l’estate fredda, dei morti” (ossimori estate\fredda e estate\morti)
 
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