Giovanni Verga, con analisi di alcuni testi

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Ashleejane
view post Posted on 13/6/2009, 16:26




Giovanni Verga

Iniziatore del romanzo moderno
- Punto di vista narrativo (dal basso), coincide con quello dei personaggi
- Impersonalità: assume l’ottica narrativa e il linguaggio dei suoi stessi personaggi, senza dare interpretazioni soggettive
- Il popolo diventa protagonista, descrizione di particolari umili e concreti delle masse contadine.
I capolavori di Verga hanno scarso successo e limitata fortuna, poiché impegnativi perché nuovi e sperimentali.
Scelte narrative = nascono da una crisi storica. Verga vive le contraddizioni della fine del periodo romantico-rinascimentale. Si deve rinunciare al protagonismo culturale ed ideologico dell’intellettuale e limitarsi a un compito di documentazione scientifica (denunce implicite) = adesione al verismo e all’impersonalità.
I Malavoglia: convivenza tra simbolismo romantico e pessimismo materialistico;
Mastro-don Gesualdo: ottica integralmente critica-negativa;
Adesione “originale” al positivismo : valorizza gli elementi materialistici e deterministici ma ne rifiuta l’ottimismo.
1877-1878 : adesione al verismo grazie a
- L’Assommoir
- Capuana e Verga creano, a Milano, un circolo
- Pubbliocazione dell’inchiesta Franchetti-Sonnino e scoppio della “questione meridionale”
Poetica elaborata da Verga e Capuana:
- Positivistica (verità oggettiva e scientifica), materialistica (il comportamento umano è egoista), deterministica ( l’uomo è determinato dall’ambiente in cui vive)
- Psicologia senza analisi psicologia : la psicologia dei personaggi viene appresa tramite i suoi effetti sul comportamento oggettivo
- Impersonalità : NO sentimenti e ideologia dell’autore nel testo.

Procedimento : dal semplice al complesso = ciclo dei vinti.
1) Pescatori/contadini : I Malavoglia
2) Borghesia di provincia: Mastro-don Gesualdo
3) Nobiltà cittadina: La duchessa di Leyra
4) Mondo parlamentare romano: l’onorevole Scipioni
5) Mondo degli scrittori e degli artisti: l’uomo di lusso

Forma inerente al soggetto : lo scrittore deve annullarsi e assumere la prospettiva e la cultura dei personaggi. Lessico e sintassi adatti all’ambiente. OPPOSIZIONE AL DIALETTO: Verga teme che le sue opere, scritte in dialetto, non possano essere comprese in tutta Italia, ma solo in una regione.
Mantiene però la sintassi e traduce i modi di dire.

TESTO
Dedicatoria a Salvatore Farina , da L’amante di Gramigna, Vita dei campi, 1880.
Esposizione della poetica veristica verghiana, riguardante il linguaggio e lo stile,il contenuto, il metodo di analisi e l’impersonalità.
- linguaggio semplice e pittoresco come quello delle “narrazioni popolari”
- narratore oggettivo, senza filtrare la realtà dal suo punto di vista [trovarsi faccia a faccia con il fatto nudo e schietto]
- metodo della rappresentazione ispirato allo scrupolo scientifico, che deve mirare a fornire un “documento umano”
- la narrazione deve cogliere lo sviluppo logico e necessario delle passioni rivelando il “legame oscuro tra cause ed effetti” (determinismo) [sviluppo logico, necessario delle passioni e dei fatti verso la catastrofe]  la fine necessaria alla quale si deve per forza arrivare.
- l’autore deve restare invisibile (impersonalità)

Rosso Malpelo e le altre novelle di Vita dei campi
Vita dei campi: prima opera verista (1880), Rosso Malpelo primo racconto verista (1878).
Protagonisti : contadini, pastori e minatori delle campagne siciliane, dove c’è ancora il latifondo. Il narratore assume la loro prospettiva culturale e il loro linguaggio (ma NO dialetto)
L’amante di gramigna: dedicatoria a Salvatore Farina: nella premessa alla novella troviamo la dichiarazione di poetica di Verga
Fantasticheria: genesi dei Malavoglia
Spinta contraddittoria: intenzione di mostrare come ad ogni livello sociale, agisca sull’uomo la spinta egoistica e materialistica, ma continua ad immaginare il mondo rurale sotto una luce romantico- idillica, vedendolo come una realtà capace di conservare certi valori (come l’amore-passione). La contraddizione si risolve con il trionfo dell’aspetto verista su quello romantico-idillico.
Persistenza di elementi romantici: l’amore-passione e la corrispondenza anima-paesaggio (elementi simbolici).
È presente comunque la trasgressione erotica che viene sempre sconfitta, e si torna sempre all’ordine.
Prevalenza del momento economico.
Il tema dell’esclusione dalla società, il più povero è anche il più emarginato. Rosso Malpelo è l’emblema della diversità : è orfano, debole, diverso, e ha i capelli rossi (superstizione popolare )
Rosso Malpelo:
voce narrante: voce malevola della comunità di contadini e minatori che si accaniscono con Rosso Malpelo perché dai capelli rossi, e quindi, cattivo.
Artificio di straniamento: per il punto di vista dei contadini\minatori, qualsiasi gesto di Rosso Malpelo è strano (rendere strano ciò che è normale e rendere normale ciò che è strano- realtà rovesciata)
Il punto di vista dell’autore non si strania del tutto , perché traspare la non condivisione del punto di vista esplicito della voce narrante, cioè quella malevola dei minatori.
Struttura antifrastica del racconto: proposta una tesi, ma si fa capire che tutto questo può essere l’esatto opposto. (rosso malpelo è cattivo ma in realtà non è cattivo, perché sono cattivi quelli che lo perseguitano)
Prevale la violenza dei forti sui deboli, che induce la vittima a sentirsi in colpa e ad assumere la prospettiva di chi lo tortura.
TESTO
Rosso Malpelo,Vita dei campi, 1880
- Effetto di straniamento e struttura antifrastica
- Differenza tra il punto di vista del narratore (esplicito) e del punto di vista dell’autore (implicito)  il lettore è indotto a scovare il punto di vista dell’autore (implicito) e ad assumere una posizione critica nei confronti del punto di vista dell’autore
- Tutto il racconto obbedisce a una figura retorica, l’antifrasi, che dice una cosa ma ne fa intuire un’altra.
I personaggi del racconto non hanno rapporti tra di loro, ma solo con Rosso Malpelo, con il quale si relazionano. La struttura è incentrata sul protagonista. I personaggi sono 10, distinti da uno schema binario di antitesi: quelli che stanno sopra Malpelo e che lo opprimono (madre e la sorella di Rosso, padrone della miniera, Sciancato, ingegnere), e quelli che stanno allo stesso livello di malpelo, e che sono oppressi come lui (mastro misciu, l’asino grigio, Ranocchio, la madre di Ranocchio, l’evaso).
Questi personaggi sono collegati da un rapporto di dipendenza, determinata dalla gerarchia del lavoro, della famiglia, dalla forza o dall’età.

Mondo della Famiglia Mondo dellaCava
Oppressori Madre di Rosso Sorella di Rosso Padrone Sciancato Ingegnere
Oppressi Madre di Ranocchio Ranocchio Mastro Misciu Asino Evaso

Verga si identifica con Rosso Malpelo, in quanto esso non solo è diverso ma l’unico privilegio che ha è la conoscenza, come gli artisti nella società. Sentimento di orgoglio e di rassegnazione : “meglio forse non essere mai nati”.

TESTO
La Lupa, Vita dei campi
La novella è divisa in 4 momenti:
1) ritratto iniziale del personaggio (gnà Pina,donna che trasgredisce ogni regola sociale, e viene chiamata Lupa perché segue con determinazione i suoi appetiti sessuali)
2) il vano amore della Lupa per Nanni che mira a sposare sua figlia (Maricchia),per interesse.
3) Dopo il matrimonio tra Nanni e Maricchia, scoppia il matrimonio incestuoso tra la Lupa e Nanni, che provoca lo scandalo nel paese. Nanni cerca di sottrarsi al fascino della donna
4) Nanni, non riuscendo a mettere fine alla relazione, uccide la Lupa.
Lo stile del racconto è “parlato”, grazie all’uso di similitudini, immagini e proverbi popolari. Il punto di vista nella descrizione iniziale, è del popolo, che conferisce alla donna un’aria mitica, leggendaria. La donna si staglia sola sul paesaggio e si identifica con la natura assolata e assetata che la circonda.
Nella novella traspaiono ancora motivi romantici, come l’amore e la morte. La Lupa, infatti obbedisce solo alla forza delle passioni, fino a sfidare la morte. (quindi, la passione romantica può rivivere , dopo la sua decadenza, in un ambiente primitivo e rusticano).
Anche la Lupa, come Rosso Malpelo, è una rappresentazione del “diverso”.
È presente, nella novella, un elemento lirico-simbolico : la Lupa si identifica con la natura che la circonda (lupa : assetata di passioni, natura: soleggiata,assetata e solitaria) Per descrivere questo paesaggio viene usato il periodo lungo, tipico dei Malavoglia e di Vita dei campi, mentre nei momenti più drammatici viene utilizzato il periodo breve, tipico del racconto oggettivo.

TESTO
Fantasticheria, Vita dei campi
Introduzione ai Malavoglia, Ne anticipa la vicenda e i temi.
Una dama va in vacanza ad Aci-Trezza, e la sua figura si contrappone agli abitanti del posto. Verga afferma che bisogna assumere il punto di vista dei paesani per capirne la vita. Il racconto mostra la spinta contraddittoria che è alla base della nuova materia rusticana: l’autore vuole studiarla scientificamente, sul modello darwiniano, ma d’altra parte la idealizza, ritrova la religione della famiglia (ideale dell’ostrica) e una prospettiva idilliaca. Il momento veristico e quello romantico sono compresenti.

Novelle rusticane : 12 novelle (11 di ambiente rusticano e una, Di là dal mare, d’ambiente borghese) scritte tra il 1881 e il 1883. Verga comincia a studiare un mondo in cui ambientare il suo prossimo romanzo, il mondo di campi, di malaria, di contadini,di osti, di piccoli impiegati, di quartieri popolari in cittadine di provincia, di borghesi, di nobili, di notai, di preti e di proprietari terrieri.
Viene meno l’amore- passione di Vita dei Campi e tende a scomparire anche il motivo del “diverso”. L’attenzione si sposta alla dimensione collettiva, analizzata nelle sue dinamiche sociali ed economiche. Fa capolino la figura dell’arrampicatore sociale (Il reverendo e La roba), e prevale la tendenza a una rappresentazione crudele e drammatica della realtà, dove il pessimismo materialistico raggiunge il picco.

TESTO
La Roba, Novele rusticane (settima di dodici novelle)
Il protagonista è Mazzarò, un contadino siciliano che a poco a poco diventa il maggior proprietario terriero della regione, sostituendosi al barone. Di fronte alla morte, però, Mazzarò scopre il non-senso di una vita dedicata esclusivamente alla roba.
Il testo è suddiviso in tre parti:
- (1-31) : antefatto, punto di vista di un viandante, andamento fiabesco del racconto (andamento incalzante della narrazione, cadenza epica-popolaresca grazie alle ripetizione e al susseguirsi delle “e”)  Mazzarò sembra identificarsi con la terra che possiede. (elemento romantico che si attenua sempre di più)
- (32-138) : storia di Mazzarò
- (139- 150) : conclusione del racconto, morte di Mazzarò (elemento fortemente realistico e drammatico)
Mazzarò : arrampicatore sociale che diventa proprietario terriero sostituendosi al suo vecchio padrone. Fa della roba l’unico interesse della sua vita (si sottomette alla logica economica) es. rimpiange i dodici tarì che ha speso per il funerale della madre. Il tema dell’arrampicata sociale è collocato in una precisa visione storica: Il passaggio della Sicilia dal potere nobiliare dei latifondisti a quello dei nuovi borghesi.
La Roba Mastro don Gesualdo: la roba è la protagonista, ma non può dare senso alla vita, cosicché l’epica dell’accumulazione si rovescia, alla fine, nella scoperta della sua insensatezza. La campagna diventa il paesaggio della roba, proprietà agricola, segno di ricchezza, e la natura si mostra solo come terreno lavorato che porta ricchezza. Mazzarò e Gesualdo hanno un rapporto esclusivamente economico con il paesaggio, ed entrambi, alla fine, scoprono l’insensatezza della loro ricerca.
Crisi dell’individualismo borghese e attualità del messaggio verghiano: l’ottocento è il secolo dell’affermazione della figura dell’arrampicatore sociale. In una società dominata dalle leggi di mercato, importa solo l’interesse economico. Verga aderisce alla teoria del Darwinismo sociale, cioè la lotta tra individui che competono tra loro per eliminarsi a vicenda. Tuttavia, Verga vede anche i limiti dell’individualismo borghese che, riducendo la vita all’aspetto economico, non riesce a trovare significati e valori. Il soggetto risulta quindi un vinto (dalla logica economica).

TESTO
Libertà, novelle rusticane
Narrato un episodio reale, avvenuto nel 1860 a Bronte, in occasione della spedizione dei Mille di Garibaldi. I contadini si ribellano ai ricchi proprietari terrieri, facendone una strage. Il racconto si divide in tre momenti:
- descrizione della sanguinosa rivolta (presentata come una forza del tutto naturale, come lo straripare di un fiume o un mare in tempesta)
- arrivo di Bixio e dei garibaldini, che fucilano alcuni fra gli insorti (tono distaccato e oggettivo, che registra l’incapacità degli insorti a gestire politicamente la loro azione e l’efficacia della repressione di Bixio.)
- ritorno della situazione alla precedente condizione, come se niente fosse successo (alternazione di pietà e ironia)
Le rivolte della folla in Verga e Manzoni vengono descritte con intensa carica emotiva e violento espressionismo, e non in modo grottesco e caricaturale come i Malavoglia o in Mastro Don Gesualdo. Le differenze tra Verga e Manzoni sono che in Verga mancano il sorridente distacco e la superiore pietà impliciti in Manzoni.
Verga era un proprietario terriero preoccupato per la diffusione delle idee socialiste. Verga si era formato nel mito di Garibaldi, di Bixio, dell’unità d’Italia (infatti Verga giustifica Bixio, nonostante l’illegalità delle sue azioni).
In Verga non esiste un’idea di storia come progresso e neppure come sviluppo determinato dal conflitto di classe: esiste solo la lotti di individui che mirano alla sopraffazione reciproca.

I Malavoglia (scritto tra il 1878 e il 1880)
Padron ‘ntoni, bozzetto marinaresco (prima di aderire al verismo). Dopo l’adesione al verismo, verga distrugge il bozzetto, e inizia a lavorare allo stesso tema in un modo completamente nuovo, con il progetto di chiamare il lavoro I malavoglia. Il titolo è una ‘ngiuria, cioè un soprannome scherzoso. Verga assume l’ottica culturale e linguistica dei personaggi che sono protagonisti del romanzo. Nello stesso tempo, in una lettera a Verdura, l’autore progetta il ciclo della “marea”, poi chiamato “ciclo dei vinti”.
Punti essenziali del progetto letterario verghiano:
- forma inerente al soggetto
- eclissi dell’autore
- fine degli artifici tradizionali (narratore onnisciente, messa in scena dei personaggi)
- ottica dal basso
- scene corali, dove viene rappresentato un gruppo di persone che parlano anche di uno specifico personaggio, così da poterlo poi riconoscere in base a specifici caratteri\elementi.
- Ricerca di nuove soluzioni linguistiche adatte a esprimere il punto di vista popolare (metafore, similitudini, modi di dire)
- Rifiuto di un successo facile, coraggio di un rinnovamento formale di difficile comprensione da parte di un pubblico abituato ai romanzi romantici.

TESTO
La prefazione ai “Malavoglia”, i Malavoglia
Una delle due prefazioni, la più impersonale e scientifica.
Dichiarazione di poetica veristica:
1) narrazione definita come “studio”
2) “sincero e spassionato” cioè condotto con distacco, come uno studio scientifico.
3) L’osservatore non ha diritto di giudicare, ma deve solo fornire dei documenti oggettivi della realtà
4) La forma deve essere inerente al soggetto
5) Il romanzo fa parte di un ciclo che intende dimostrare il condizionamento della lotta per la vita ad ogni gradino sociale.
6) Rappresentazione dei personaggi è più complessa e difficile poiché si passa da personaggi “semplici” a personaggi “complicati”
Il progresso è paragonato a una fiumana che avanza inesorabilmente, procede attraverso la lotta per la vita e quindi attraverso una feroce selezione naturale. L’egoismo individuale produce l’avanzamento del progresso. Da lontano sembra grandioso, ma da vicino si vedono tutte le contraddizioni che stanno alla base di questa lotta per il successo. Verga vuole osservare il progresso da vicino, per studiarne le vittime e gli orrori. Lo scrittore si interessa ai vinti, cioè alle vittime del progresso. L’osservatore (cioè lo scrittore) viene travolto dalla fiumana del progresso, e
anche lui, alla fine, è un vinto.

La vicenda si svolge tra il 1863 e il 1877 o 78.
Il romanzo narra le vicende della famiglia Toscano, detta i Malavoglia, che abita il piccolo paese di Acitrezza da diverse generazioni. Il nucleo familiare di tipo patriarcale è composto, prima dal nonno, Padron ‘Ntoni, poi dal figlio Bastianazzo e dalla moglie Maruzza, detta la Longa ed infine dai nipoti: ‘Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. Le uniche ricchezze della famiglia sono, la “casa del nespolo” , da loro abitata, e la barca chiamata “Provvidenza”, unica fonte di reddito. Le disgrazie dei Malavoglia, cominciano con la partenza alle armi di ‘Ntoni, che determina la mancanza di due forti braccia per il lavoro della “Provvidenza” . Per colmare le difficoltà economiche, Padron ‘Ntoni si convince ad acquistare a credito un carico di lupini che, mediante la Provvidenza, deve far giungere a Riposto. Ma, a causa di una violenta tempesta, la Provvidenza naufraga, va perduto il carico di lupini e con esso anche la vita di Bastianazzo. La famiglia Malavoglia è sconvolta dal dolore, ma non si rassegna e per far fronte al debito dei lupini decide di lavorare per Padron Cipolla. Dopo il rientro di ‘Ntoni, questa volta è Luca a intraprendere il servizio di leva, ma con risvolti tragici, poiché morirà nella battaglia di Lissa. La famiglia è di nuovo in ginocchio , anche perché gli viene sottratta a causa dei debiti la casa del nespolo e per porre rimedio alle precarie condizioni economiche, è costretta a vendere la barca, da poco pronta per il mare. Nonostante il dolore enorme di Padron ‘Ntoni, è ‘Ntoni ad incrementarlo ancora di più. Egli, infatti, mira a ben altra vita da quella che per lui, invece, riserva la tradizione di famiglia. Ma le sue ambizioni vengono presto vanificate , poiché frequentando cattive compagnie si da al contrabbando e finisce in galera ed in più sua madre, Maruzza la Longa, muore di colera. Ma le disgrazie dei Malavoglia non sono ancora giunte al termine, infatti Lia, travolta da uno scandalo, fugge di casa e finisce col diventare una prostituta. Anche Mena a causa delle vicende familiari è costretta a rinunciare al matrimonio con l’amato “compare” Alfio. Infine l’agonia della famiglia termina con la morte per malattia di Padron ‘Ntoni. Sarà Alessi a riscattare la casa del nespolo, gesto che non servirà a nulla poiché la famiglia Malavoglia è ormai distrutta.
Suddivisione dell’opera: 15 capitoli. Nel romanzo si distinguono tre parti:
- ( I – IV ): breve premessa, Ntoni chiamato per la leva militare (1863) fino all’aquisto dei lupini (1865)  tempo della storia molto breve, tempo del racconto lento e dilatato (in un capitolo si raccontano poche ore, e Verga deve mettere in scena tutto il paese – scena corale- per permettere al lettore di riconoscere tutti i personaggi)
- ( V – X ): il tempo della storia si allarga mentre quello del racconto si restringe (autunno 1865 fine 1866) in ogni capitolo circa tre mesi.
- (XI – XV) : tempo della storia molto dilatato e tempo del racconto molto breve : 1867- 1878. Tecnica del racconto condensato o del riassunto. Protagonista: giovane ‘Ntoni e il suo addio finale a Trezza.


Padron ‘Ntoni è il personaggio epico, rappresenta il mondo patriarcale, e a lui si oppone il nipote ‘Ntoni, che rappresenta i rischi del “moderno”. L’opposizione morale penetra anche all’interno della famiglia. Alla morte di Luca, Ntoni si contrappone ad Alessi e Lia si contrappone a Mena. A questa scissione si adattano due diversi registri stilistici: quello lirico-simbolico che descrive gli stati d’animo di Mena, della Longa,di padron ‘Ntoni, di compare Alfine di ‘ntoni, e quello comico- caricaturale che presenta il mondo di trezza e i comportamenti dei personaggi cinici che lo popolano.

TESTO
L’inizio dei “Malavoglia”, i Malavoglia
Introduzione fiabesca, che dilata il tempo e lo spazio e li unfica. Breve riassunto della storia ( a grandi linee) dei Malavoglia e di Trezza.

Narrazione : ottica dal basso, particolari che solo gli abitanti del paese possono conoscere.
Personaggi: non vengono presentati ma messi direttamente in azione (provoca il disorientamento del lettore)
Linguaggio : uso del discorso indiretto libero (innovazione!!!) che filtra quasi tutto il racconto
Metafore e similitudini rispecchiano la cultura dei narratori popolari. L’italiano (e non il dialetto!!!) è quello parlato in Sicilia dagli uomini colti. Conserva la sintassi dialettale.
Differenza tra punto di vista dell’autore e quello del narratore. Quello dell’autore scompare (artificio di regressione). Viene usato anche l’artificio di straniamento.
Pervade una malinconia inevitabile.
Tema della religione della famiglia (componente romantica) lodata per i suoi valori di lavoro, onore e attaccamento alla famiglia. Chi si allontana dal nido si perde per sempre. Per verga , poi, la forza della famiglia è garantita dal legame di sangue, e avverte tale “religione” come un residuo del pasato, quindi negativo, l’egoismo sta penetrando nell’assetto famigliare (come lo dimostra la corruzione di ‘Ntoni o di Lia). In Mastro-don Gesualdo, la famiglia è solo sede di conflitti. Alla fine il materialismo pessimistico di Verga prevale anche nella considerazione della famiglia.
Progresso come evoluzione, secondo gli schemi del “darwinismo sociale”. Non esiste la solidarietà di classe, di fronte alle ingiustizie non giova ribellarsi: meglio rassegnarsi  vinti. Occorre rinunciare ai sogni e accettare la dura legge della realtà.

TESTO
L’addio di ‘Ntoni, i Malavoglia
‘Ntoni ritorna alla casa del nespolo dopo cinque anni di carcere, vi passa la notte per ripartire all’alba, perché non si sente degno di restare.
suddivisione del testo:
- (1 – 11) : addio alla famiglia e al mare
- (12 – 30 ): meditazione di ‘Ntoni sul proprio destino e il suo congedo dal paese-nido
Tempi verbali : movimento e azione di ntoni, passato remoto. Imperfetto : mare, costellazioni, paese. Passato remoto : sottolinea il passaggio di ‘Ntoni da una società arcaico-rurale alla civiltà moderna. Non è più inserito nel ciclo del paese-nido.
Conclusione lirica e fortemente simbolica: mare come simbolo della solitudine e poi come simbolo di trezza, paese-nido, tranquillità.
Tema dell’esclusione; malinconia come addio alla società arcaico –rurale, dove è ancora possibile il rapporto con la natura.

Mastro-don Gesualdo: compare nel 1878. Mastro = maestro muratore, che diventa ricco = don. Non riesce a dimenticare la sua umile origine (Mastro-don).
Il romanzo è suddiviso in più parti, ognuna delle quali è composta da diversi capitoli:
parte prima: 7 capitoli,parte seconda: 5 capitoli,parte terza: 4 capitoli,parte quarta: 5 capitoli
http://www.atuttascuola.it/scuola/italiano...on_gesualdo.htm ( bel sito )

la vicenda è ambientata a Vizzini, una località della provincia di Catania, nel periodo compreso tra il 1819 e il 1848. Protagonista è Gesualdo Motta, un uomo del popolo, umile lavoratore, tenace ed accorto che dedica la vita al lavoro per accumulare terre, denari e ricchezze. La fortuna raggiunta lentamente è stata veramente sudata e meritata, anche se non cambia il carattere di Mastro Don Gesualdo che rimane onesto e generoso, sempre pronto ad aiutare parenti ed amici. Per aumentare ulteriormente il suo potere, Gesualdo sposa Bianca Trao, ragazza di nobile famiglia in decadenza. Purtroppo il matrimonio si rivela un cattivo affare per l'uomo. Tutti gli sono contro: i familiari, benché da lui aiutati, lo ritengono un traditore perché li ha abbandonati per un mondo diverso; i parenti nobili lo disprezzano. Anche Bianca, che ha accettato il matrimonio solo per salvare l'onore macchiato dopo i suoi amori con il baronetto, suo cugino, Ninì Rubiera, non riuscirà mai a vincere un'istintiva freddezza nei confronti del marito. Anche la figlia Isabella, in realtà nata dalla relazione di Bianca con Niní, risulta essere molto ostile al padre. La ragazza, infatti, innamorata del cugino Corrado La Gurna, poeta e spiantato, è ostacolata dal padre nel suo amore e finirà per cedere al suo volere sposando il Duca di Leyra, un uomo spietato, che non la amerà mai, ma dissiperà tutta la dote della ragazza in ricevimenti. Dopo la partenza di Isabella per Palermo, parenti, amici, vicini, tutti si accaniscono a gettar fango sulle ricchezze di Gesualdo. La moglie, Bianca, muore poco dopo consumata da un male inesorabile, la tisi, e dalla lontananza dalla figlia. Don Gesualdo rimane solo, sofferente e torturato da atroci dolori di stomaco. Il genero, che lo detesta e lo disprezza, ma che vuole a tutti i costi venire in possesso dell'eredità, lo costringe a seguirlo a Palermo. Morirà di cancro qualche tempo dopo nell'indifferenza generale, solo e abbandonato, accompagnato nelle ultime ore dalle parole malevole di un servitore, unico testimone della sua agonia.

TESTO
La morte di Gesualdo,Mastro-don Gesualdo, parte Quarta, cap V.
Gesualdo va a morire nel palazzo del genero, il duca di Leyra, fra l’indifferenza dei parenti e dei servitori.
Suddivisione del testo : 3 parti
- (1 – 135) : descrizione della vita ripetitiva di Gesualdo nel palazzo. PV Gesualdo
- (136 – 413 ) : episodi che rompono la ripetitività. PV Gesualdo
- (144 – 470) : agonia e morte di Gesualdo. PV servo malevolo(Leopoldo) e degli altri servitori,
Intreccio di versi punti di vista che pone in causa il carattere improduttivo e la falsità ipocrita della vita nobiliare cittadina (vista dal PV di Gesualdo, che non la capisce e la trova ridicola) e il fallimento della nuova borghesia ( visto dal PV dei nobili e dei servitori). Morte di Gesualdo descritta amaramente dal servitore che dovrebbe accudirlo ma che lo ignora.  artificio di straniamento.
Incomunicabilità : tra Isabella e Gesualdo. Comunicazione impedita da l’interesse economico (ansia per il testamento) e dall’estraneità di razza e di classe (Gesualdo è solo un villano).
Messaggio finale : nella roba non c’è salvezza, Gesualdo è un vinto sul piano dei sentimenti e dei valori.
- assenza di fiducia nella storia, nell’azione e nella politica.
- L’unica realtà è quella del condizionamento naturale e degli interessi egoistici che portano però sempre alla sconfitta.(coincidono la passione per la roba e la spinta alla morte).
- La morte è quasi un annullamento totale,privo di qualsiasi solidarietà collettiva. La roba porta all’alienazione, che porta alla morte nella solitudine.
- La struttura del romanzo vuole comunicare l’impossibilità di autorealizzarsi poiché la norma economica corrisponde alle richieste moderne per la lotta per la vita, ma adeguarvisi è impossibile a lungo termine,perché porta sempre alla sconfitta.
- Dissacrazione del carattere epico-eroico dell’arrampicata sociale, visto come corsa verso la morte. Il soggetto è inetto, inadatto al successo.
 
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